Che cos'è la rabbia?
La rabbia, costrutto ricorrente all’interno del vocabolario italiano ed entrato ormai a fare parte della terminologia comune in diversi contesti , ha un significato univoco? Ma soprattutto a che tipo di semantica si associa la parola in oggetto?
A queste domande rispondiamo che il concetto di rabbia può assumere sfumature differenti a seconda del contesto in cui si declina, tuttavia potremmo definirlo genericamente come un’emozione primordiale connotata da un’accezione negativa, un’ ”emozione avente un’iniziale funzione adattiva che è determinata dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova”.
Riformulando quanto appena esposto potremmo dunque riconcettualizzare la rabbia come un meccanismo difensivo agito dall’essere umano per ottenere una sorta di vantaggio secondario.
Che succede quando la rabbia viene agita nel bambino?
Durante la prima infanzia i bambini sono difatti dotati di un sistema cognitivo immaturo e rudimentale che non consente loro di mentalizzare ed incanalare adeguatamente tale emozione se non con l’affiancamento ed il supporto di un caregiver in grado di svolgere una funzione di Reverie.
Questo termine, Reverie, viene utilizzato da Bion per indicare la capacità della figura accudente di “metabolizzare” e “bonificare” gli stati emotivi e mentali del bambino, elaborandoli in una forma che la psiche del bambino/neonato possa introiettare ed assimilare.
In assenza di tale operazione di trasformazione e bonifica il bambino si troverà dunque in preda ad emozioni intense e disregolate che potranno sfociare in rabbia, costituendo quest’ultima un terreno fertile su cui germoglieranno comportamenti problema di varia natura fin dalla prima infanzia.
Definizioni e funzioni del comportamento problema nel bambino
Che cos’è un comportamento problema?
Arriviamo allora al cuore del nostro articolo in cui definiamo il costrutto in oggetto come “qualsiasi manifestazione comportamentale caratterizzata da aspetti di pericolosità e distruttività per l’individuo, per gli altri e per l’ambiente”, potenzialmente ostacolante l’apprendimento e l’interazione sociale.
Tengo a precisare che questa terminologia, di solito ricorrente nel lessico dei disturbi dello spettro autistico, si applica ad un range diversificato di contesti e fenomenologie, purché vengano rispettati i criteri appena citati.
Ma ora cerchiamo di individuare insieme qual è la sorgente da cui sgorgano tali manifestazioni comportamentali.
Come ogni comportamento agito dagli esseri umani, anche i cosiddetti CP (comportamenti problema) assolvono a delle funzioni secondarie foriere dunque di potenziali od auspicati vantaggi.Nei bambini difatti un comportamento problema può essere esternalizzato per le seguenti ragioni:
- Ottenere qualcosa, per esempio attenzioni, l’accesso ad un oggetto tangibile, l’ottenimento di un rinforzo automatico
- Evitare qualcosa, per esempio un compito.
- Soddisfare un bisogno, comunicare un disagio. Se nel corso dello sviluppo il bambino a seguito di questi comportamenti disfunzionali intercetta sistematicamente una risposta di qualunque natura da parte del caregiver o dell’ambiente circostante apprenderà con molta probabilità ad utilizzare questa modalità come canale privilegiato per l’ottenimento di una reazione da parte del contesto in cui è immerso.
Dunque cosa fare per gestire nel bambino un vissuto emotivo dannoso come la rabbia e le sue conseguenze pregne di distruttività ? A questa domanda tanto complessa quanto ampia viene in aiuto l’analisi funzionale.
Analisi funzionale e gestione dei CP
L’analisi funzionale può essere definita in termini semplici come una metodologia di analisi comportamentale che permette di suddividere il comportamento oggetto di osservazione in tre momenti principali:
- l’antecedente: tutte le situazioni che precedono ed innescano il comportamento- il comportamento: la manifestazione fenomenologica oggetto di osservazione
- la conseguenza: il risultato susseguente all’agito comportamentaleL’osservazione e la raccolta di informazioni riguardo questi tre segmenti può essere un’utile strumento per supportare i genitori e le figure educative nell’individuare con chiarezza i fattori intervenienti nella strutturazione e nel mantenimento di quel determinato comportamento consentendo una comprensione più approfondita nella sua eziologia.
Una ricostruzione accurata delle sequenze comportamentali inefficaci agite nel bambino permetterà dunque, grazie al supporto di professionisti qualificati, di mettere in atto due differenti modalità di intervento sui comportamenti problema:
- Interventi reattivi, consistenti nella manipolazione degli eventi antecedenti il CP al fine di promuovere nel bambino un comportamento sostitutivo incompatibile con quello problema-Interventi reattivi, consistenti nella manipolazione nonché gestione delle conseguenze al fine di minimizzare la possibilità di rinforzo ulteriore del comportamento problema
Ed ora, dopo la parte teorica, spero che tu lettore mi stia ancora seguendo, perché è giunto il momento di parlare di pratica!
Alcune pillole pratiche su come gestire la rabbia nel tuo bambino
Da quello che avrai potuto intuire, non esiste una formula magica per tenere sotto controllo la rabbia del tuo bambino, possiamo però ripercorrere insieme alcuni consigli pratici basati su evidenze empiriche affrontati in questo articolo:
1) Una buona capacità di auto-etero regolazione consentirà al tuo bambino di elaborare in maniera funzionale le proprie emozioni, dunque ricettività, capacità di ascolto attiva del caregiver unitamente ad una competenza trasformativa dei vissuti emotivi dell’adulto accudente rappresentano fattori inversamente correlati alla manifestazione di vissuti di rabbia o comportamenti disadattavi fin dalla primissima infanzia.
2) Il supporto di un analista del comportamento attraverso il ricorso dell’analisi funzionale potrà essere di vitale importanza nell’individuazione dei fattori scatenanti e rinforzanti il comportamento problema, apprendendo dunque ad interrompere le sequenze comportamentali che rappresentano un ruolo chiave nella genesi del vissuto emotivo disturbante, qualunque esso sia.
Non dimentichiamoci infine mai che la rabbia non è un vissuto emotivo da eliminare o soffocare nel bambino, ma una reazione adattiva che dobbiamo insegnare a gestire e ad incanalare in maniera funzionale.
Sitografia - la rabbia nel bambino
Rabbia: cos'è e a cosa serve questa emozione? - Psicologia (stateofmind.it)
La recettività materna a emozioni e sensazioni del bambino: "La Rêverie materna" - GuidaPsicologi.it
Dal comportamento al comportamento problema - psicologinews.it