Che cos'è la Terapia ABA?
La terapia ABA affonda le sue radici nel metodo ABA (Applied Behaviour Analysis), tecnica validata empiricamente che si basa sui dettami dell’analisi comportamentale (scienza psicologica avente come oggetto lo studio delle interazioni tra individuo ed ambiente) e che si propone come finalità ultima la riduzione di comportamenti disfunzionali e la promozione di una migliore qualità della vita.
È una metodologia estremamente versatile ed applicabile ad un ampio range di situazioni delle vita quotidiana: promuovere l’apprendimento di nuove abilità sociali ed adattive è la parola d’ordine!
Ma come funziona la terapia ABA e soprattutto come può venire in aiuto nei Disturbi dello Spettro Autistico?
I principi della terapia ABA
Quattro sono i principi cardine che ruotano attorno alla terapia ABA: rinforzo, estinzione, controllo degli stimoli e generalizzazione.
Esaminiamo brevemente questi meccanismi:
- Rinforzo > è il meccanismo per cui le conseguenze di un determinato comportamento aumentano la probabilità di emissione dell’unità comportamentale medesima.
- Estinzione > consiste nel cessare di erogare lo stimolo che mantiene la risposta comportamentale in oggetto, in termini più semplici identifichiamo questo meccanismo come un’assenza di risposta.
- Controllo degli stimoli > è l’operazione che consente di monitorare le variabili ambientali di modo da controllare l’emissione di una determinata risposta comportamentale.
- Generalizzazione > meccanismo che permette il trasferimento di un apprendimento a diverse tipologie di contesti. Meccanismi sofisticati ed apparentemente complicati da comprendere, ma è proprio la combinazione sapiente di questi elementi a rappresentare il terreno fertile su cui germogliano gli interventi più efficaci della terapia ABA sui disturbi dello spettro autistico
ABA ed Autismo in pratica
Se partiamo dall’assunto che le tecniche ABA si basano sull’associazione di catene di stimoli al fine di generare apprendimenti funzionali o ridurre comportamenti problematici (principi fondanti del comportamentismo classico ed operante, discipline cardine dell’analisi comportamentale) capiremo con maggiore facilità che la modalità di risposta ad un determinato comportamento può giocare un ruolo cruciale nel modellamento del comportamento medesimo.
Questa logica di procedere può avere un impatto potentissimo, oltre che nella vita di tutti i giorni, anche sui disturbi dello spettro autistico, disturbi costellati per loro natura da un’ampia varietà di manifestazioni comportamentali problematiche (i cosiddetti comportamenti problema).
Ad esempio quando vostro figlio piange in modo inconsolabile perché vuole a tutti i costi ottenere un giocattolo troppo costoso avrete davanti a voi un ventaglio di opzioni, tutte potenzialmente percorribili: cedere ai “capricci” e procedere all’acquisto oppure decidere di ignorare il comportamento e magari in un secondo momento premiare il bambino per l’emissione di un comportamento positivo.
Quest’ultima modalità di rapportarsi ad un comportamento problematico ha un nome e si associa ad una tecnica e ad una modalità di analisi comportamentale ben precisa
ABA, analisi funzionale e rinforzo differenziale: un trinomio inscindibile nell’Autismo
Al fine di gestire in maniera competente queste situazioni è necessario effettuare un’analisi preliminare delle sequenze in cui si compone un’unità comportamentale complessa attraverso l’applicazione dell’analisi funzionale del compito.
In particolare ogni comportamento è formato da tre segmenti principali: un’antecedente, stimolo che innesca una risposta, il comportamento oggetto di osservazione ed il risultato conseguente all’agito comportamentale.
Riconoscere ed individuare tempestivamente questi elementi tramite il ricorso all’analisi funzionale può tradursi in una modalità adeguata di gestione dei comportamenti problema e nell’implementazione di una terapia ABA efficace negli ASD in quanto ci permette di identificare precocemente i fattori intervenienti nella genesi o nel mantenimento di un comportamento disadattivo.
Ma ora ricolleghiamoci all’esempio di prima per fare maggiore chiarezza.
Se il pianto di nostro figlio è strumentale all’ottenimento di un premio tangibile (ad es. un giocattolo), noi genitori siamo abituati a fornire una risposta a questo comportamento (positivo o negativo che sia).
Il bambino apprenderà dunque con il tempo che all’emissione di un comportamento inadeguato seguirà sempre una risposta e sarà naturalmente incentivato a rimettere in atto la stessa modalità di problem solving in situazioni simili.
Attraverso invece la combinazione tra assenza di risposta (ignorare il pianto del bambino attraverso il meccanismo di estinzione) e rinforzo positivo (premiare in un secondo momento un comportamento socialmente adattivo) il bimbo apprenderà progressivamente metodologie più sofisticate e socialmente accettabili di problem solving.
L’azione combinatoria tra meccanismi di rinforzo positivo ed estinzione si configura nella tecnica del rinforzo differenziale, tecnica ABA dotata di un potenziale elevatissimo di cambiamento e modifica di sequenze comportamentali disfunzionali negli ASD.
Come posso applicare l’ABA su mio figlio autistico?
A questo punto, dopo tanta teoria, molti di voi si staranno ponendo questa domanda.
La risposta è molto semplice: rivolgendosi ad un terapista ABA qualificato!
Ricordatevi: informarsi è bene, MA solo agire supportati da esperti del settore potrà permettervi di ottenere risultati consistenti nel medio - lungo termine!